venerdì 7 dicembre 2007

Nessuno deve sapere!

Nessuno deve sapere!
La Procura Generale avoca l'inchiesta Why not

Dolcino Favi, un avvocato generale dello Stato che da gennaio 2007 fa il procuratore generale reggente a Catanzaro ha avocato a sé l'inchiesta Why not, quella in cui sono indagati anche il presidente del Consiglio, Romano Prodi (abuso d'ufficio), il ministro della Giustizia Clemente Mastella (abuso d'ufficio, finanziamento illecito ai partiti, truffa all'Unione europea e allo Stato italiano) e una schiera di politici, affaristi, militari, magistrati, massoni.
L'avocazione è, per ora, l'ultimo atto di una guerra al pm De Magistris. Giunge infatti dopo tre anni di ispezioni da parte del ministero di grazia e giustizia, dopo ostacoli interni ed esterni alla procura, dopo l'avocazione dell'inchiesta Poseidone, dopo la richiesta di Clemente Mastella di un immediato trasferimento del magistrato, dopo che la seguitissima trasmissione televisiva Anno Zero ha messo in piazza tutta la vicenda, dopo la decisione del CSM (consiglio superiore della magistratura) di rinviare la decisione sul caso a dicembre, dopo l'iscrizione nel registro degli indagati dello stesso Mastella, dopo l'inchiesta Toghe lucane dello stesso De magistris che coinvolge ambienti della magistratura, imprenditori e politici in ipotesi di reato che vanno dalle malversazioni politiche all'aggiustamento di processi, in un groviglio tremendo, in una guerra senza quartiere fatta a colpi di perquisizioni, intercettazioni, spiate, minacce.
L'inchiesta denominata "Why Not", che trova spazio e clamore sulla stampa nel mese di giugno 2007, riguarda finanziamenti comunitari e statali destinati allo sviluppo della Calabria. Sono coinvolte una ventina di persone per reati come associazione a delinquere, corruzione, violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete, truffa, finanziamento illecito ai partiti.
Gli indagati sono politici calabresi, da Adamo dei DS ad ambienti di Forza Italia, funzionari regionali, il capocentro del Sismi di Padova, una funzionaria del Cesis (l’ufficio di coordinamento dei servizi segreti), Giorgo Vittadini, ex presidente nazionale della Compagnia delle Opere, e attuale presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, un’altra società facente capo a Comunione e liberazione. Tra gli indagati il generale della Guardia di Finanza Paolo Poletti, capo di Stato Maggiore del Corpo per reati come per truffa, truffa aggravata ed associazione a delinquere. Successivamente la lista si allunga fino a comprendere il ministro della giustizia Clemente Mastella (abuso d'ufficio, finanziamento illecito ai partiti, truffa all'Unione europea e allo Stato italiano) e perfino il capo del governo Romano Prodi (abuso d'ufficio).
Nonostante le rassicurazioni che arrivano dagli ambienti governativi sulla continuazione dell'inchiesta, in Calabria, ma non solo in Calabria, vi è forte preoccupazione che questo ultimo atto, dovuto secondo il pm, alla "manina della massoneria" segni la fine di una inchiesta che, caso rarissimo se non unico in Calabria, aveva cercato di scavare nella serie infinita di malversazioni e scelleratezze per la rapina dei fondi comunitari destinati allo sviluppo della regione. Miliardi volatilizzati per avere niente.
Per questo si può prevedere un forte mobilitazione dei giovani che si trovano ogni giorno davanti al dilemma se continuare a subire queste vergogne o andar via.
I calabresi conoscono benissimo le storie infinite degli stabilimenti fantasma, dei depuratori fantasma, delle infrastrutture fantasma, delle autostrade informatiche fantasma; si sono pure fatta un'idea della consistenza enorme delle risorse reali che la macchina della corruzione regionale è in grado di divorare macinando tangenti ma anche incarichi e cariche pubbliche, posti nei consigli d'amministrazione, consulenze e posti di lavoro fasulli, acquisendo e pagando lautamente consenso elettorale, protezioni e connivenze.
Da più parti giunge oramai la richiesta di mettere la parola fine a questo merdaio, alla vergogna di sottomettersi a logiche di predazione che ai complici locali lasciano solo le briciole.
Per fare questo, per un nuovo inizio, è indispensabile che agli episodi di ordinaria corruttela che oramai vengono riconosciuti da tutti, venga messa un'etichetta col nome e la faccia dei responsabili. Locali e nazionali, di destra di centro e di sinistra.
Questo stava facendo De Magistris. Su questo oggi si vuole calare il sipario.

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