lunedì 25 febbraio 2008

Porcelli, Mastelli, Veltroni, grillini e il matamoro di Arcore

Andremo a votare. Anticipatamente. Per niente entusiasti anzi sottotono. Non è questa una campagna elettorale che accende gli animi e fa garrire al vento le bandiere. Bianche, azzurre, verdi. Meno che mai quelle rosse. Ma non è il trionfo del fair play, dell'imporsi del nuovo understatement veltroniano. Contrariamente a quanto afferma lo sborone di Arcore non ci sono mai stati milioni di italiani ansiosi di andare alle urne, solo milioni di italiani preoccupati di andare a catafascio.

Queste elezioni, almeno per quanto gliene fotte al popolo, hanno un perché ma non hanno un perché.
Nel senso che sappiamo tutti perché dobbiamo andare a votare ( conosciamo la causa) ma nessuno, che non appartenga alla casta, riesce a rappresentarsi il perché (gli obiettivi da raggiungere) andando a votare.

Andremo a votare, anticipatamente e con una legge elettorale assurda, per motivi che riguardano esclusivamente la casta.
- Perché Mastella, impantanato in diverse inchieste e processi, ha pensato di difendere la propria poltrone e le poltrone della famiglia-partito (o partito-famiglia) mandando a puttane la legislatura.
- Perché, nel 2006, la legge porcello aveva dato a partitucci e singoli personaggi, un enorme potere di ricatto e i grossi partiti questo non potevano più sopportarlo.
- Perché il paperone di Arcore ha pensato, forse troppo in fretta, di poter riavere in mano il governo della nazione, senza fatica, proprio quando la giustizia europea aveva sanzionato clamorosamente il furto di frequenze TV e la famigerata legge Gasparri.
- Perché probabilmente, e sono in tanti a crederlo, l'inchiesta Why Not di quel De Magistris, defnito per questo spregiudicato e incosciente, stava per far scoppiare il bubbone dell'ennesimo intreccio politico-mafioso-massonico legato, questa volta indirizzato ai finanziamenti europei e al POR Calabria e la cosa andava assolutamente bloccata.

Se le cause sono queste e sono queste, è difficile che il voto, anche nella più rosea delle evenienze, possa risolvere i problemi degli italiani che sono quelli di sempre, in buona parte derivati dalla incapacità inefficienza e corruzione del ceto politico.
Il moscio inizio di campagna elettorale ha rilanciato nei talk shows le stanche menate di sempre: la governabilità, i cattivissimi partitini, le pensioni, i soldi che non bastano, i miracoli del mago di Arcore, Prodi e i rumeni come nuovi nemici della patria e poi l'abbassamento delle tasse, l'abbassamento delle tasse, l'abbassamento delle tasse, come panacea per tutti i mali...

Ma i problemi e le necessità vere degli italiani non sono queste.

- Gli italiani avrebbero bisogno di un sistema di welfare di livello europeo (pari a quello svedese o tedesco) per bambini, mamme, giovani, disoccupato, anziani, malati, disabili...
Un welfare basato su un sistema che dia servizi veri di buona qualità, indennità ( di disoccupazione, di malattia, di maternità...) reali a chi ne ha bisogno e pensioni di stato vere e dignitose uguali per tutti. Ce lo potremmo permettere eliminando, una volta per tutte, l'assistenzialismo, le regalie una tantum, la carità pelosa, gli sprechi miliardari, le pluripensioni, le pensioni d'oro, i businnes delinquenziali sulla pelle di chi si trova in stato di debolezza e non può difendersi.

- Gli Italiani hanno bisogno di una macchina burocratica, uno stato, istituzioni che costino di meno e funzionino. Come quelli francesi, quelli tedeschi... Nessuno sviluppo, nessuna infrastrutturazione, nessun progresso possono essere compiuti se chi dirige e chi controlla non funziona o peggio delinque.

- Gli italiani hanno bisogno di giustizia. Nel senso puro e semplice di amministrazione della giustizia. I processi penali e civili durano decenni con vantaggi estremi per chi è colpevole e con soldi e avvocati arriva alla prescrizione o comunque una condanna da ridere; con danno disastroso per chi invece è innocente e non arriva mai a vedere riconosciuta la sua innocenza. Possiamo permetterci una giustizia efficiente e rapida? Si se evitiamo gli sprechi dei carrozzoni che non servono a niente, se tutti i magistrati cominciano a fare i magistrati e non i consulenti, i periti, gli arbitri, se ai magistrati viene lasciata la possibilità di fare il loro lavoro senza trasferirli quando funzionano, se vengono destinate risorse adeguate e se le risorse vengono amministrate nell'interesse della giustizia e dei cittadini. Ma la domanda giusta è: possiamo permetterci di non avere una giustizia efficiente?

- Gli italiani hanno ancora bisogno di giustizia sociale perché l'Italia è il paese dove ci sono i salari più bassi d'Europa e le remunerazioni dei ticoon's manager, politici, dirigenti e padroni più alta del mondo. L'Italia è il paese dove chi ha il posto ha benessere e sicurezza e chi ha il lavoro è precario e non guadagna neanche per vivere, L'Italia è il paese dove chi non sa fare niente ha tre o quattro incarichi pubblici ( etre o quattro stipendi e tre o quattro pensioni) e chi sa fare non ha niente. L'Italia è il paese dove chi ha cervello viene indotto a emigrare e chi è ottuso viene ricoperto di onori.

- Gli italiani hanno bisogno di lavoro. Di lavoro vero. Il lavoro che produce, che crea cose nuove, che ripara, che manutiene, che assiste, che ricerca. Lavoro di produzione di qualità che non c'è più perché è emigrato nei luoghi dove costa meno perché vale di meno e perché si basa sullo sfruttamento più bestiale. Lavoro di valorizzazione, qualificazione e custodia di un patrimonio storico, artistico, archeologico ambientale che se ne sta andando a farsi fottere mentre i giovani laureati in archeologia, al DAMS, nelle scienze affollano i call centers per salari da fame. Lavoro per ri/costruire servizi di qualità (trasporti, comunicazioni, energia, scuole, assistenza) che non abbiamo già più o che stiamo per perdere. Lavoro per recuperare energia, PULITA POSSIBILMENTE. Come è possibile che la Germania prosperi con l'energia eolica e solare e 'o paese d'O sole va cercando nucleare e rigassificatori?Cìè bisogno di lavoro vero, pagato come si deve. Non organizzazione di call centers inutili e truffaldini, non sfruttamento dei lavoratori in affitto, non fregature a progetto e precariume d'accatto. Lavoro vero e produzione vera, dirigenti industriali veri. Non manager strapagati per liquidare tanto al pezzo patrimoni di organizzazione e saperi. Esperti della produzione e dell'organizzazione del lavoro non finanzieri d'assalto e maghi dei bonds.

- Gli italiani hanno bisogno di ritrovare il sud come frontiera di uno sviluppo nuovo non come secolare colonizzazione che arricchisce affaristi, mafie potentati e feudatari. Non sarebbe un miracolo. E' già successo negli altri sud d'Europa: in Irlanda nella germania est, nelle regioni depresse della Spagna.

Queste proposte non ci sono in nessun programma di nessun partito. Non nei programmi di duecento pagine, non nel papello virtuale che il contrattista di Arcore si prepara a spiattellare agli italiani sotto lo sguardo di triglia del Vespone di Porta a Porta.
Al loro posto ci sono, da una parte, i soliti vuoti proclami e dall'altra, le solite carrettate di retorica.

Non ci sono perché non ci sono più programmi veri perché non c'è più politica vera. La campagna elettorale è già partita come una gara a chi fa le promesse più roboanti; a chi adesca di più categorie, associazioni, bocciofile... compagni di tressette; a chi compra più elettori con promesse di pagamento in contanti. La promessa di contanti una tantum (i bonus ai giovani, alle mamme, agli anziani...) è infatti l'ultimo grido in fatto di marketing elettorale.

Queste proposte non ci sono nei programmi dei partiti ma, diciamocelo pure, non ci sono neanche nelle attese degli elettori che hanno dimenticato che le elezioni sono un diritto da utilizzare per far vincere un progetto che risponde ai bisogni della collettività. serve per eleggere le persone migliori che hanno la volontà e le capacità di realizzare quel progetto. Serve per mandare a casa gli eletti che si sono dimostrati disonesti, inetti, incompetenti.

E' l'ABC della democrazia, ma gli italiani, privati dell'esercizio pratico della politica poiché sono oramai chiusi tutti i luoghi dove veniva esercitata (sezioni, assemblee, comitati) e privati finanche, dalla legge porcello, del diritto di votare le persone, oramai sono diventati analfabeti. Peggio! Sono diventati telespettatori irretiti ed imboniti dalle chiacchiere di politici, presentatori e showmen che riescono a farli interessare ai casini di Casini piuttosto che alle spaparanzate del matamoro di Arcore mentre con lo stipendio non si arriva alla fine del mese.

Andremo a votare ma voteremo per gli interessi della casta. Per contribuire a dare una risistemata ai rapporti di forza tra partiti, partiti-clan e partiti famiglia. Per dare una parvenza di democrazia al gioco delle poltrone che nei gruppi di potere è già avvenuto o sta avvenendo in questi giorni in tutta la penisola anche con le crisi e le elezioni anticipate di molti enti locali. (vedi Provincia di Catanzaro)

Si parla molto in questi giorni del nuovo stile veltroniano e della conseguente semplificazione politica. Lo si porta come un fatto di grande progresso di rinnovamento della politica. Può darsi. Ma è un fatto che non viene determinato dai cittadini, un fenomeno tutto interno al ceto politico, ottenuto, ovemai non fosse solo l'ennesima bufala, come sottoprodotto della risistemazione dei rapporti interni. Per i cittadini elettori e, nello specifico, per quelli del centrosinistra non è molto chiaro quali vantaggi ne possono derivare. Un ipotetico governo Veltroni, che rischia di arrivare solo tra una diecina d'anni, dovrà dimostrare coi fatti di fare meglio e più del governo Prodi.

Andremo a votare ma con il vago sospetto di votare contro noi stessi.
Che le elezioni di aprile, questo bagno di finta democrazia, un risultato lo stia ottenendo davvero: quello di sparigliare totalmente la possibilità di una organizzazione politica del malessere che la crisi economica e le gesta dei politici hanno provocato, di annegare nella chiacchiera sulle poltrone ogni contestazione ed ogni espressione di rivolta per i disastri e le inefficienze a cominciare dalla "guerra della monnezza".

Tacciono infatti in questi giorni grilli parlanti e grillini mentre le solite talpe cercano qualche candidatura/nomina. D'altronde i tempi strettissimi e il porcello elettorale, punitivo con le nuove liste e largo di manica con quelle già presenti in parlamento, non lasciano spazio alcuno a ipotetici tentativi di nuove liste.

L'antipolitica sembra battuta e Bruno Vespa regna sovrano. Fino a quando?

Cas De Magistris. Giustizia è morta! E la politica?

La cosa che salta agli occhi della decisione del CSM di trasferire il magistrato Luigi De Magistris e di vietargli il "mestiere" di magistrato inquirente, è che, nonostante la stessa sia costruita su pedissequi tecnicismi relativi a contestate irregolarità rituali nel comportamento del magistrato catanzarese, è, però, ne sono convinti in tanti, una decisione politica.

Se è così il CSM non sarebbe solo, come afferma Cossiga "il "braccio secolare dell'Associazione Nazionale Magistrati che si sente accerchiata" ma il braccio armato di un ceto politico oramai costretto a fare quadrato su tutti (Mastella, Bassolino, Berlusconi. Ratzinger) e su tutto ( spazzatura, inefficienza, malapolitica, teodem, intoccabilità degli statali e mafie) per evitare un crollo a catena catastrofico come un domino impazzito.

Lo strumento della politica consente, molto meglio di ogni arzigogolo giuridico, una analisi corretta e concreta di tutta la vicenda che, al di la della volontà dei protagonisti (a cominciare da De Magistris) è una vicenda squisitamente politica.

il PM calabrese, con le sue inchieste, probabilmente anche al di là della sua volontà, ha, di fatto, messo in pericolo l'immagine, il benessere e la stessa sopravvivenza della "casta" mettendone in luce le responsabilità nella corruzione, nel degrado economico e sociale, nella sottomissione ai poteri mafiosi, nello spreco di risorse. Come peraltro giorno per giorno appare chiaro nella monnezza di Napoli, nei depuratori della Calabria, negli scandali della sanità, nella storia dell'A3, nelle universita...

La "casta" avrebbe potuto sopportare, forse e con molta fatica, lo sputtanamento di piccoli pesci locali al massimo di livello regionale, come capri espiatori di un rinnovamento, un'azione di pulizia drastica che in Calabria e in tutto il sud rappresenta l'ultima spiaggia, l'ultima carta da giocare per salvare almeno l'immagine delle istituzioni.

Un ceto politico anche solo mediamente intelligente, una classe dirigente nazionale anche di levatura modesta, ma innocente e non collusa col malaffare, avrebbe utilizzato le inchieste del magistrato calabrese da una parte per promuovere una pulizia oramai improcrastinabile e dall'altra per fare risaltare che se pure c'è del marcio la politica, lo stato, le istituzioni, sono sane o comunque sanno risanarsi.

Non è andata così. Il ceto politico italiano nato da tangentopoli e formato oramai da clan familiari, da categorie sociali e club affaristici, più che da partiti veri e propri, non poteva assolutamente permettersi, per questione di pura sopravvivenza, l'azione di un magistrato intransigente onesto e soprattutto privo, per dichiarata vocazione e per obbligo professionale, degli strumenti della politica (capacità di mediazione, strategia, senso del tempo e delle opportunità, uso delle alleanze)

Per questo lo hanno fatto fuori. Con le ispezioni, con l'avocazione delle inchieste ed, per adesso, con il trasferimento e la sollevazione dalle funzioni.
Per debolezza.

Il limite dell'azione di De Magistris è invece quello di essere stato solo e soltanto un (troppo bravo) magistrato e soprattutto di non avere interlocutori politici puliti e competenti.

Purtroppo, lo hanno capito anche i bambini più scemi, con De Magistris e prima di De Magistris sono state fatte fuori anche e soprattutto le sue inchieste.

Rimangono però sempre più nudi e crudi i problemi che avevano causato quelle inchieste e che l'effetto mediatico di questa decisione può aggravare:
- la corruzione, l'inefficienza, la collusione con le mafie del ceto politico meridionale e la sua sostanziale incapacità di dare risposte che non siano di pura e semplice sopravvivenza di sé stessi.
- l'incapacità e l'assoluta mancanza di volontà della classe dirigente nazionale (il nord) di finirla con un uso neocoloniale delle regioni meridionali da cui trarre forza lavoro, potere, consensi, tangenti, commesse, risparmi in cambio di generica assistenza. Imparino come altri stati europei (Genrmania, Spagna, Inghilterra) hanno trattato le loro regioni più povere.
- la difficoltà dei cittadini meridionali di sentirsi comunità responsabile e protagonista del proprio futuro, l'accettazione passiva di una fristarzione collettiva che rischia sempre di più di sfociare in comportamenti ribellisti autolesionisti e inutili come , proprio in questi giorni ha dimostrato la "guerra della monnezza" a Napoli.

La sentenza del CSM è un fatto grave. Per i calabresi, per il meridione, per molti italiani è un lutto. E' morta la giustizia, Ma è' morta anche la fiducia nelle istituzioni e la speranza di un rinnovamento politico e sociale del sud, veloce e senza troppi traumi.

E bravo Matarrese!

COSENZA - L’avvocato dello Stato Luca Matarrese ha richiesto la condanna al pagamento di 5 milioni di euro per danno all’immagine dello Stato italiano nel corso del processo, in corso a Cosenza, contro 13 esponenti no global appartenenti alla rete meridionale del Sud ribelle. Tra gli imputati figurano anche il parlamentare di Rifondazione comunista, Francesco Caruso, ed il leader delle “tute bianche”, Luca Casarini.
Secondo l’avvocato l’attività degli imputati nel corso di alcune manifestazioni, a Genova e Napoli durante riunioni del G8 in particolare, avrebbe arrecato danni all’immagine internazionale del Paese.

Benfatto avvocato! Bravo Luca! Giusto! Quando ce vò ce vò!
Suggerirei però all'avvocato Matarrese di promuovere procedimenti per danno all'immagine nei confronti di tutti quei politici che hanno sputtanato l'immagine dello Stato Italiano e, purtroppo pure, del paese intero e del popolo italiano, con comportamenti antidemocratici, antisemiti, antisessisti.

Contro tutti quelli che, hanno messo l'Italia intera nella merda con tangenti, furti, ruberie, malversazioni, inefficenze.
Quelli che hanno favorito o quanto meno tollerato, sia pure per motivi di famiglia, camorre, mafie, 'ndranghete e corone unite.

Quelli che hanno causato l'emigrazioni di cervelli, di forza lavoro, di creatività.

Quelli delle alte e basse velocità non fatte o malfatte, dei ponti impossibili, dei treni che non arrivano, degli aerei che non partono, della malasanità e malamministrazione, dei processi che durano dieci anni.

Quelli responsabili degli operai mortammazzati e di quelli non pagati a sufficienza.

Queli delle raccomandazioni, dei doppi, tripli e quadrupli incarichi (e stipendi e pensioni), della burocrazia peggiore del mondo.

Quelli che hanno aderito alla guerra di Bush e hanno foraggiato dittatorelli sanguinari... Quelli responsabili di una Calabria e di un Sud vergogna d'Europa...

Insomma gli suggerirei di chiedere i danni all'immagine per tutte le figure di merda che l'Italia ha fatto negli ultimi dieci anni.
Come tutti possono capire e valutare, il danno all'immagine, per esempio, per la monnezza di Napoli è infinitamente superiore a quello provocato dalle manifestazioni di piazza del povero Caruso che al confronto appare come un promoter.
La lista degli imputati è lunghissima.
Ci sono dentro moltissimi di coloro che occupano giornali televisioni e poltrone.
Quelli che continuano a sperperare e divorare risorse nonostante la "meritata" fama di forchettoni e malversatori.

Possiamo farle qualche nome... O meglio indicarle gli elenchi dove se ne trovano a bizzeffe. Ministri in carica e passati, sottosegretari, deputati, senatori, anche a vita, presidenti in carica ed emeriti: della repubblica, delle regioni, delle province. E poi sindaci e assessori (per carità solo quelli delle metropoli se no non si finisce più). Qualche sindacalista lo mettiamo pure? E qualche magistrato?

Non si scoraggi avvocato!
E' vero c'è lavoro per una vita. Anche per decine di colleghi. Perché non lancia l'idea di fare un pool?

Lo faccia Matarrese! Lo faccia subito e, qualora dovesse recuperare anche solo l'uno per cento del danno reale, salverebbe definitivamente le sfasciate finanze dello stato. Ovviamente non salverebbe il suo culo e meno che meno il suo posto. Lo stato o meglio i padroni dello stato non hanno pietà per i servitori diligenti e scrupolosi. Guardi, per esempio, cosa è capitato a De Magistris e alla Forleo!!!
Ma forse a Lei non interessa lo stato.
Forse ha solo fiutato il venticello di Arcore che ritorna fregando i soldi del breve mandato ai due onorevoli no-global.
Troppo facile avvocato.
Coi tempi che corrono.
Come rubare caramelle ai bambini.

La revanche del perecottaro

Ce chiameno perecottari perchè se sbrodolamo un pò. Perché siamo estroversi simpatici... Romoletto ch'è de' nostri anche se è rosso dice che semo simpatici come 'na scoreggia nell'ascensore! hai capito la battuta?
Diciamolo pure. Nun se ne poteva più!
Diciotto mesi sono lunghi da passare. Diciotto mesi di facce serie e contrite che sembrava che invece che al governo si andasse al funerale: Padoa Schioppa, Bersani, Ferrero sempre coi suoi morti sul lavoro, Chiti, Damiani sempre coi contratti... e tutte quelle donne poi. Che ce fanno tante donne in un governo invece de stare a casa a fare la calza? La Bonino, Linda Lanzillotta, Barbara Pollastrini e quella pezzo di catechista della Rosy Bindi? E la Melandri con la faccia da boyscout, la Turco sempre incazzata...
Non parliamo poi di Prodi e della sua first lady mai una parola di più, mai un lasciarsi andare nemmeno nei talk shows, nemmeno nell'intervista con le jene.
Profilo basso? Profilo europeo?
Ma qui siamo in Italia e ce vò core e cojoni. Ce vonno 'e palle! Meno male che che ogni tanto c'era Mastella a tirarce su il morale co 'na barzelletta, 'na canzone, 'na cazzata...
Si semo entrati in Europa ma non per questo dobbiamo diventare svedesi, siamo sempre italiani.
Nun se ne poteva più de sta tristezza. Facce serie perfino quanno je facevi un scherzo. Che magari je facevi le corna o je toccavi er culo.
Ma ve li ricordate i bei tempi dei governi del cavaliere? A parte lui, un mito, sempre ruspante che una ne pensava e cento ne faceva. Oggi lo show con la bandana, domani il corteggiamento alla ministra finlandese, poi se abbracciava a Putin, poi se scazzava cor deputato tedesco. Tutte cose da ride... Certo i suoi ministri non erano de meno. Ve lo ricordate Storace con il suo show sulla influenza aviaria? Un capolavoro! E Rocco Buttiglione con le sue simpatiche gaffes al parlamento europeo che faceva ridere a tutti. Non parliamo poi di Tremonti un vero piscio...
Certo anche da noi ce stavano i musoni. Gianni Letta per esempio, La Malfa e quel Miccichè che non abbiamo mai capito che cazzo facesse. Ministro alla coesione territoriale boh. C'erano alcune facce serie si, ma anche la straordinaria raffinatezza di La Loggia, l'austera compostezza di Mirko Tremaglia, la statura (?ndr) europea di Gianni Alemanno. Certo per me er mejo de tutti era Gasparri col suo fascino ed il suo eloquio maschio e gentile: 'na vera poesia.
Poi arrivarono questi e la festa finì.
Nun se ne poteva più.
E meno male che è finita. E purtroppo non è finita del tutto. Si ce resta quello li sul Quirinale. Dritto come un palo e con la faccia scura che nun fa mai un sorriso. Gentleman inglese? E a noi che ce fotte. Semo italiani!
Quel palazzo del Quirinale ha visto dei veri signori. Tanto per non fare nomi Giuseppe Saragat che se quel comunistazzo di Fortebraccio diceva che era un pò lambrusco nei modi e che i corazzieri quando passava gli facevano l'alzabarbera. E poi Giovanni Leone e la sua vivace famiglia, Giovanni Leone sempre intignato con aerei Lockeed, sempre a fare le corna contro il malocchio a differenza de Sivio che le fa solo nelle foto ufficiali per scherzo come i regazzini.
E come era sbarazzino negli ultimi anni Cossiga!
Mo' è finita e semo tornati noi. Che dici? Che ancora non abbiamo vinto? Semo sicuri invece l'ha detto Silvio! Ed il bel tempo s'è visto subito a cominciare dalla seduta del senato, l'urtima, quella dove avemo scannato Prodi.
Na botta de vita quello sputo del senatore Barbato! Uno show quel Nino Strano che se magnava 'a mortazza! Lo faremo ministro. E finalmente champagne risate e allegria.
... Forza Silvio! Forza Lupi! Sò finiti li tempi cupi!

Milioni toscani, polli chieni calabresi e varie consorte rie

Evviva! La tragifarsa dei compagnucci della ruga continua...
Chi aveva pensato che liquidate le inchieste di De Magistris la serie sarebbe finita per mancanza di materiale, può stare tranquillo. C'è ancora da ridere. E da piangere.
Per calmare l'entusiasmo dei calabresi per la strampalata campagna di Oliviero Toscani, entusiasmo che rischiava di manifestarsi con un allegro lancio di verdure sfatte, i capoccioni dell'assessorato al fu/turismo della regione avevano lanciato un messaggio minimalista: bah dopotutto è costata solo centrotrentamila euro, più o meno quanto un appartamento. Bella o brutta che importa?.
I calabresi abituati da sempre a sperperi bel superiori ai sei zeri, quasi saltavano di gioia, quasi facevano un monumento al marituzzo di Bruna Bossio.
- Solo Centotrentamila? Santo subito! Propose qualcuno magari pensando di fargli delle belle stimmate profonde.
Creduloni? Si siamo calabresi! Coglioni? Si siamo calabresi!
Oggi, fatti fuori gli Adami, comincia a trapelare qualcosa. Per esempio che la "toscanata" è costata ai calabresi molto salata. Non solo ma anche che una fettazza della torta, ben seimilioni e trecentomila euro,
sono passati per le mani di Giovanni Consorte.
- Giovanni chiiii?
Giovanni Consorte quello dei furbetti del quartierino. Quello dell'Unipol e delle telefonate di D'Alema. Quello della scalata a BNL..
Giovanni Consorte è infatti il socio (30%) della RPN (La notizia è apparsa su la Provincia Cosentina del 7 gennaio ndr).
La RPN Report Porter Novelli srl, fondata nel 1990, capitale sociale € 26.000,00 con sedi a Milano e a Roma, specializzata nelle PR (relazioni pubbliche), nel Lobbyng (l'attività di lobbyng, prevista nella mlegislazione americana è costituita da "azioni di convincimento e pressione" fatta nei confronti di uomini politici tesa a promuovere attività legislative o amministrative favorevoli al lobbist) e nei public affairs.
La RPN Report Porter Novelli ha come clienti in Calabria, oltre all'Assessorato regionale al Turismo anche ASIREG - Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Reggio Calabria, APQ CONSORZIO CALABRIA SICURA,
Gruppo GDM azienda di distribuzione di Campo Calabro, e Montesano Hotels catena di alberghi.
President e vice presidente di RPN Report Porter Novelli sono due calabresi rispettivamente Natale Pierluigi Arcuri e Paolo Pollichieni direttore di Calabria Ora...
Sostiene il Pecora (Giovanni Pecora di Rete per la Calabria ndr): " ...se vi divertite a leggere il BUR Calabria, allora troverete riferimento ad un'altra società, la fantomatica NP & A COMUNICAZIONE (dovremmo verificare alla Camera di Commercio, ma la "P" è di Pollichieni e la "A" sempre di Arcuri, il presidente della RPN di cui sopra), che nei mesi scorsi ha ingurgitato, con i buoni Uffici dell'Assessore al Turimo dell'epoca Nicola Adamo, altri 170.000 euri della Regione Calabria per una non meglio identificata opera di promozione dell'immagine della Calabria. Forse serviva un'integrazione, chissà..."
Seimilionietrecentomila euro corrispondono a oltre dodici miliarducci del vecchio conio. Sarebbe interessante sapere a quali servizi resi e soprattutto a quali risultati corrispondono. Quanti turisti in più
hanno soggiornato in Calabria per merito dei pargoli reggini vestiti di bianco?
Quien sabe?
I dati sugli arrivi e le presenze del 2007 che io sappia non ci sono. E comunque non ci sono nei documenti del sito dell'Osservatorio Turistico della Regione Calabria' Qualcuno sostiene che, anche per il 2007 le roboanti previsioni, come è successo per gli altri anni, non si realizzeranno. Qualcuno sottovoce parla di flop, addirittura di calo rispetto al 2006. E così i milionucci di euro saranno serviti esclusivamente a placare appetiti ambizioni e velleità personali...
Incazzati? Si siamo calabresi!