lunedì 25 febbraio 2008

Porcelli, Mastelli, Veltroni, grillini e il matamoro di Arcore

Andremo a votare. Anticipatamente. Per niente entusiasti anzi sottotono. Non è questa una campagna elettorale che accende gli animi e fa garrire al vento le bandiere. Bianche, azzurre, verdi. Meno che mai quelle rosse. Ma non è il trionfo del fair play, dell'imporsi del nuovo understatement veltroniano. Contrariamente a quanto afferma lo sborone di Arcore non ci sono mai stati milioni di italiani ansiosi di andare alle urne, solo milioni di italiani preoccupati di andare a catafascio.

Queste elezioni, almeno per quanto gliene fotte al popolo, hanno un perché ma non hanno un perché.
Nel senso che sappiamo tutti perché dobbiamo andare a votare ( conosciamo la causa) ma nessuno, che non appartenga alla casta, riesce a rappresentarsi il perché (gli obiettivi da raggiungere) andando a votare.

Andremo a votare, anticipatamente e con una legge elettorale assurda, per motivi che riguardano esclusivamente la casta.
- Perché Mastella, impantanato in diverse inchieste e processi, ha pensato di difendere la propria poltrone e le poltrone della famiglia-partito (o partito-famiglia) mandando a puttane la legislatura.
- Perché, nel 2006, la legge porcello aveva dato a partitucci e singoli personaggi, un enorme potere di ricatto e i grossi partiti questo non potevano più sopportarlo.
- Perché il paperone di Arcore ha pensato, forse troppo in fretta, di poter riavere in mano il governo della nazione, senza fatica, proprio quando la giustizia europea aveva sanzionato clamorosamente il furto di frequenze TV e la famigerata legge Gasparri.
- Perché probabilmente, e sono in tanti a crederlo, l'inchiesta Why Not di quel De Magistris, defnito per questo spregiudicato e incosciente, stava per far scoppiare il bubbone dell'ennesimo intreccio politico-mafioso-massonico legato, questa volta indirizzato ai finanziamenti europei e al POR Calabria e la cosa andava assolutamente bloccata.

Se le cause sono queste e sono queste, è difficile che il voto, anche nella più rosea delle evenienze, possa risolvere i problemi degli italiani che sono quelli di sempre, in buona parte derivati dalla incapacità inefficienza e corruzione del ceto politico.
Il moscio inizio di campagna elettorale ha rilanciato nei talk shows le stanche menate di sempre: la governabilità, i cattivissimi partitini, le pensioni, i soldi che non bastano, i miracoli del mago di Arcore, Prodi e i rumeni come nuovi nemici della patria e poi l'abbassamento delle tasse, l'abbassamento delle tasse, l'abbassamento delle tasse, come panacea per tutti i mali...

Ma i problemi e le necessità vere degli italiani non sono queste.

- Gli italiani avrebbero bisogno di un sistema di welfare di livello europeo (pari a quello svedese o tedesco) per bambini, mamme, giovani, disoccupato, anziani, malati, disabili...
Un welfare basato su un sistema che dia servizi veri di buona qualità, indennità ( di disoccupazione, di malattia, di maternità...) reali a chi ne ha bisogno e pensioni di stato vere e dignitose uguali per tutti. Ce lo potremmo permettere eliminando, una volta per tutte, l'assistenzialismo, le regalie una tantum, la carità pelosa, gli sprechi miliardari, le pluripensioni, le pensioni d'oro, i businnes delinquenziali sulla pelle di chi si trova in stato di debolezza e non può difendersi.

- Gli Italiani hanno bisogno di una macchina burocratica, uno stato, istituzioni che costino di meno e funzionino. Come quelli francesi, quelli tedeschi... Nessuno sviluppo, nessuna infrastrutturazione, nessun progresso possono essere compiuti se chi dirige e chi controlla non funziona o peggio delinque.

- Gli italiani hanno bisogno di giustizia. Nel senso puro e semplice di amministrazione della giustizia. I processi penali e civili durano decenni con vantaggi estremi per chi è colpevole e con soldi e avvocati arriva alla prescrizione o comunque una condanna da ridere; con danno disastroso per chi invece è innocente e non arriva mai a vedere riconosciuta la sua innocenza. Possiamo permetterci una giustizia efficiente e rapida? Si se evitiamo gli sprechi dei carrozzoni che non servono a niente, se tutti i magistrati cominciano a fare i magistrati e non i consulenti, i periti, gli arbitri, se ai magistrati viene lasciata la possibilità di fare il loro lavoro senza trasferirli quando funzionano, se vengono destinate risorse adeguate e se le risorse vengono amministrate nell'interesse della giustizia e dei cittadini. Ma la domanda giusta è: possiamo permetterci di non avere una giustizia efficiente?

- Gli italiani hanno ancora bisogno di giustizia sociale perché l'Italia è il paese dove ci sono i salari più bassi d'Europa e le remunerazioni dei ticoon's manager, politici, dirigenti e padroni più alta del mondo. L'Italia è il paese dove chi ha il posto ha benessere e sicurezza e chi ha il lavoro è precario e non guadagna neanche per vivere, L'Italia è il paese dove chi non sa fare niente ha tre o quattro incarichi pubblici ( etre o quattro stipendi e tre o quattro pensioni) e chi sa fare non ha niente. L'Italia è il paese dove chi ha cervello viene indotto a emigrare e chi è ottuso viene ricoperto di onori.

- Gli italiani hanno bisogno di lavoro. Di lavoro vero. Il lavoro che produce, che crea cose nuove, che ripara, che manutiene, che assiste, che ricerca. Lavoro di produzione di qualità che non c'è più perché è emigrato nei luoghi dove costa meno perché vale di meno e perché si basa sullo sfruttamento più bestiale. Lavoro di valorizzazione, qualificazione e custodia di un patrimonio storico, artistico, archeologico ambientale che se ne sta andando a farsi fottere mentre i giovani laureati in archeologia, al DAMS, nelle scienze affollano i call centers per salari da fame. Lavoro per ri/costruire servizi di qualità (trasporti, comunicazioni, energia, scuole, assistenza) che non abbiamo già più o che stiamo per perdere. Lavoro per recuperare energia, PULITA POSSIBILMENTE. Come è possibile che la Germania prosperi con l'energia eolica e solare e 'o paese d'O sole va cercando nucleare e rigassificatori?Cìè bisogno di lavoro vero, pagato come si deve. Non organizzazione di call centers inutili e truffaldini, non sfruttamento dei lavoratori in affitto, non fregature a progetto e precariume d'accatto. Lavoro vero e produzione vera, dirigenti industriali veri. Non manager strapagati per liquidare tanto al pezzo patrimoni di organizzazione e saperi. Esperti della produzione e dell'organizzazione del lavoro non finanzieri d'assalto e maghi dei bonds.

- Gli italiani hanno bisogno di ritrovare il sud come frontiera di uno sviluppo nuovo non come secolare colonizzazione che arricchisce affaristi, mafie potentati e feudatari. Non sarebbe un miracolo. E' già successo negli altri sud d'Europa: in Irlanda nella germania est, nelle regioni depresse della Spagna.

Queste proposte non ci sono in nessun programma di nessun partito. Non nei programmi di duecento pagine, non nel papello virtuale che il contrattista di Arcore si prepara a spiattellare agli italiani sotto lo sguardo di triglia del Vespone di Porta a Porta.
Al loro posto ci sono, da una parte, i soliti vuoti proclami e dall'altra, le solite carrettate di retorica.

Non ci sono perché non ci sono più programmi veri perché non c'è più politica vera. La campagna elettorale è già partita come una gara a chi fa le promesse più roboanti; a chi adesca di più categorie, associazioni, bocciofile... compagni di tressette; a chi compra più elettori con promesse di pagamento in contanti. La promessa di contanti una tantum (i bonus ai giovani, alle mamme, agli anziani...) è infatti l'ultimo grido in fatto di marketing elettorale.

Queste proposte non ci sono nei programmi dei partiti ma, diciamocelo pure, non ci sono neanche nelle attese degli elettori che hanno dimenticato che le elezioni sono un diritto da utilizzare per far vincere un progetto che risponde ai bisogni della collettività. serve per eleggere le persone migliori che hanno la volontà e le capacità di realizzare quel progetto. Serve per mandare a casa gli eletti che si sono dimostrati disonesti, inetti, incompetenti.

E' l'ABC della democrazia, ma gli italiani, privati dell'esercizio pratico della politica poiché sono oramai chiusi tutti i luoghi dove veniva esercitata (sezioni, assemblee, comitati) e privati finanche, dalla legge porcello, del diritto di votare le persone, oramai sono diventati analfabeti. Peggio! Sono diventati telespettatori irretiti ed imboniti dalle chiacchiere di politici, presentatori e showmen che riescono a farli interessare ai casini di Casini piuttosto che alle spaparanzate del matamoro di Arcore mentre con lo stipendio non si arriva alla fine del mese.

Andremo a votare ma voteremo per gli interessi della casta. Per contribuire a dare una risistemata ai rapporti di forza tra partiti, partiti-clan e partiti famiglia. Per dare una parvenza di democrazia al gioco delle poltrone che nei gruppi di potere è già avvenuto o sta avvenendo in questi giorni in tutta la penisola anche con le crisi e le elezioni anticipate di molti enti locali. (vedi Provincia di Catanzaro)

Si parla molto in questi giorni del nuovo stile veltroniano e della conseguente semplificazione politica. Lo si porta come un fatto di grande progresso di rinnovamento della politica. Può darsi. Ma è un fatto che non viene determinato dai cittadini, un fenomeno tutto interno al ceto politico, ottenuto, ovemai non fosse solo l'ennesima bufala, come sottoprodotto della risistemazione dei rapporti interni. Per i cittadini elettori e, nello specifico, per quelli del centrosinistra non è molto chiaro quali vantaggi ne possono derivare. Un ipotetico governo Veltroni, che rischia di arrivare solo tra una diecina d'anni, dovrà dimostrare coi fatti di fare meglio e più del governo Prodi.

Andremo a votare ma con il vago sospetto di votare contro noi stessi.
Che le elezioni di aprile, questo bagno di finta democrazia, un risultato lo stia ottenendo davvero: quello di sparigliare totalmente la possibilità di una organizzazione politica del malessere che la crisi economica e le gesta dei politici hanno provocato, di annegare nella chiacchiera sulle poltrone ogni contestazione ed ogni espressione di rivolta per i disastri e le inefficienze a cominciare dalla "guerra della monnezza".

Tacciono infatti in questi giorni grilli parlanti e grillini mentre le solite talpe cercano qualche candidatura/nomina. D'altronde i tempi strettissimi e il porcello elettorale, punitivo con le nuove liste e largo di manica con quelle già presenti in parlamento, non lasciano spazio alcuno a ipotetici tentativi di nuove liste.

L'antipolitica sembra battuta e Bruno Vespa regna sovrano. Fino a quando?

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