giovedì 15 marzo 2007

Riprendiamoci il diritto di voto.

Il diritto di voto è l'espressione più immediata e più vera della democrazia. E' una conquista costata lacrime e sangue ai nostri predecessori. Un diritto che faticò moltissimo ad affermarsi se è vero come è vero che da in Italia solo nel 1946 dopo anni di dittatura e una guerra mondiale, si votò per la prima volta col suffragio universale. Prima del fascismo il diritto di voto era riservato solo agli uomini e prima del 1918 era anche legato al censo, ossia alla situazione economica personale del cittadino.
Ma che cosa è il diritto di voto? Nella sostanza è il diritto dei cittadini, tutti senza alcuna esclusione, di scegliersi gli indirizzi di governo e i propri rappresentanti in seno alle istituzioni. Nella sostanza, in una società complessa come quella attuale, è l'unica maniera con cui il cittadino può partecipare alle attività istituzionali e di governo, l'unica forma che giustifica la parola democrazia (governo del popolo).
Il diritto di voto quindi concettualmente si compone di due diritti: quello di scegliere idee programmi, e indirizzi amministrativi (votare un partito, un gruppo, uno schieramento) e quello di scegliere le persone (votare le persone che a loro volta rappresenteranno anche i territori/città in senso geografico).
L'ultima riforma elettorale, votata dal centrodestra nella scorsa legislatura, ha rubato ai cittadini la seconda metà del diritto di voto, il diritto di votare per le persone.
Tale furto ha leso gravemente un diritto importante dei cittadini, ha abbassato in modo decisivo il tasso di democrazia in Italia, ma ha anche contribuito ad un degrado maggiore del ceto politico:
- Trasformando la democrazia in oligarchia. Di fatto una decina di persone scelgono tutti gli eletti già prima del voto.
- Aumentando la autoreferenzialità dei politici che davvero non rispondono più a nessuno.
- Diminuendo drasticamente la capacità di critica e di autonomia di giudizio dei parlamentari che devono il loro seggio non più al voto dei cittadini ma alla designazione dei loro capi.
- Riducendo sostanzialmente a zero la tendenza al rinnovamento di un ceto politico già logoro, inadeguato ed ora pure inamovibile.
Della riforma elettorale di Berlusconi, pure definita unanimamente porcellum, non viene contestato, da nessuno dei politici e dei partiti, il furto del diritto di voto, il degrado democratico provocato, ma solo l'inadeguatezza nel garantire la governabilità. Nei dibattiti su una nuova riforma, nessuno propone di restituire ai cittadini il diritto di voto, di aumentare il livello di partecipazione, ma solo provvedimenti tendenti a ridurre il numero dei partiti, a dare un maggiore premio al vincitore o dall'altra parte a garantire la vita anche dei piccolissimi partiti, a limitare il premio al vincitore.
Se così stanno le cose e purtroppo stanno proprio così, sarebbe da ingenui aspettarsi che proprio da questo ceto politico arrivi una riforma nella giusta direzione.
E' ora che i cittadini provvedano direttamente al ricambio di questa classe dirigente incominciando a riprendersi integralmente il diritto di voto con la proposta di abrogare la legge porcellum in toto e nello stesso tempo proponendo di aggiungere al vecchio matterellum un primo turno di elezioni primarie e di sbarramento facendola così simile alla legge elettorale dei sindaci che finora ha dato ottimi risultati.

Nessun commento:

Posta un commento

Tu cosa ne pensi?