martedì 10 aprile 2007

Dalla stalla alle stelle..tte - La politica estera al tempo di vallettopoli.

Aria di bassa corte bizantina nei palazzi romani nelle ultime settimane. Molte coltellate, per adesso metaforiche, molto parlare di sesso e ricatti, molto scavare tra lenzuola, vizi e (mancate) virtù dei personaggi della politica e del jet set.
Imbeccata dal magistrato Woodcock (il cognome tradotto in italiano suonerebbe più o meno come Beccaccini) l'Italia dei partiti, dei giornali e dei talk-show, per una decina di giorni, s'è avvoltolata, con sudaticcia voluttà nella vicenda del portavoce di Prodi e nella ricerca ossessiva del politico in barca con le ninfette.
Come in una telenovela o un reality show, oramai non c'è più molta differenza tra i due generi, si è giocato a nominare chi doveva essere buttato fuori per primo e si sa che nelle telenovele e nei reality il sesso conta moltissimo.
L'epopea di vallettopoli, con la suspence dei personaggi tirati in ballo a sorpresa, e la crocifissione del povero Sircana hanno però messo in sordina, tralasciandolo quasi del tutto, un tema importantissimo come quello della politica estera.
Un tema che da destra come da sinistra, finora è stato giocato solo in chiave di politica interna, evitando accuratamente analisi specifiche e più approfondite.
Perché sulla politica estera, si gioca la sopravvivenza del governo del centrosinistra.
Perché sulla politica estera appaiono più chiare e manifeste le debolezze del progetto del Partito Democratico.
Perché sulla politica estera il centrodestra vorrebbe sfondare, ma resta incapace di realizzare l'unità di tutti i suoi componenti.
Chi ha seguito con attenzione gli ultimi eventi non ha potuto fare a meno di sospettare che anche il governo americano cerchi di giocare la partita entrando mani e piedi nel dibattito politico interno italiano.
Tutti occupati a registrare le ingerenze di PapaRatzinger nei DICO, molti politici italiani che pure dichiarano di battersi per l'autonomia nazionale, non hanno capito che l'intromissione del governo americano nella politica italiana è ben più invasiva e grave.
Che la lettera “agli italiani” firmata da sei ambasciatori accreditati presso lo Stato italiano (di Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia, Paesi Bassi e Romania) rappresenti una vera e propria intrusione nella politica interna, con buona pace della dignità nazionale, a destra e a manca spesso sbandierata, è pacificamente acquisito da tutti, solo si è coniata per questa intrusione, la metafora di comportamento irrituale.
Ma non di comportamento irrituale si tratta, bensì di vero e proprio tentativo di condizionare pesantemente la politica interna italiana nel senso di promuovere un ritorno al governo di centrodestra, perché anche gli strateghi USA cercano di giocare la partita in chiave di politica interna italiana.
Senza alcun merito o demerito di nessuno la politica estera italiana è diventata l'ago di una bilancia che rischia di pendere sempre di più nel senso dello sgonfiamento della strategia della guerra di civiltà dell'occidente contro il mondo islamico - la definizione è solo propaganda, ma la propaganda ha giocato un ruolo importante in questi ultimi anni -.
Come si suol dire, i tempi sono cambiati ed il vento comincia a spirare ora da tutt'altra parte. Per rendersene conto basta riandare con la mente al periodo dopo l'11 settembre, quando, in una Europa con prevalenti governi di destra, ancora sconvolta dall'attentato, ancora molto scettica sulle prospettive dell'euro e della possibilità di costruzione di una unità diversa da un trattato economico, era facile far circolare propagande di guerra.
Chi ha dimenticato l'antrace. le armi di distruzione di massa, la pistola fumante?.
Chi ha dimenticato l'aria che tirava allora negli USA, il diverso rapporto degli stessi USA con la Russia di Putin? Chi può oggi sottovalutare il rischio di una guerra iraniana?
Ma oggi il vento potrebbe spirare da un'altra parte e una politica estera dell'Italia più autonoma nei confronti degli USA può fare la differenza. Oggi, anche in Italia, sarebbe possibile riscuotere consensi, non su una politica vetero-comunista antiatlantica, ma su una riflessione seria sulla inadeguatezza, sulla necessita del superamento di accordi militari che risalgono alla fine della seconda guerra mondiale; accordi imposti a una Italia sconfitta e distrutta e al sorgere della guerra fredda con l'URSS.
Ma nessuno né a destra né a sinistra, né in Italia, né all'estero, ha convenienza mettere in piazza il problema delle relazioni militari tra l'Italia (l'Europa) e gli USA.
Perché se è vero come è vero che i patti segreti del dopoguerra hanno fatto il loro tempo, è anche vero che non c'è ancora una linea, una strategia, né, tantomeno, la volontà politica forte di cambiare strada.
Non si ha il coraggio di affrontare il problema perché anche il solo flebile accenno di una politica estera italiana meno succube degli USA, cambierebbe le prospettive strategiche del Bushismo e del rapporto degli USA con l'Europa.
Perché la paura di un cambiamento nella politica estera italiana viene dopo la Spagna di Zapatero, dopo le difficoltà di Tony Blair, dopo un'Europa che si ripropone, o almeno sembra tentarci, come entità politica e non più e non solo come gigante economico.
Perché si comincia a capire che lo scontro di civiltà conviene solo ad una parte dell'occidente, quella che finora ha dominato il mondo e con questa strategia spera di poter continuare a farlo.
Tira aria di bassa corte nei palazzi romani, e il governo Prodi è costretto a navigare a vista tra DICO e ostaggi. Ostaggio esso stesso di tre o quattro senatori che, nel nome della pace, se dovesse per loro colpa cadere il governo Prodi, finirebbero per dare fiato e ossigeno a nuovi venti di guerra.
Nei giorni scorsi l'inossidabile Andreotti, in un dibattito televisivo, ha affermato, senza mezzi termini, che andare in Afganistan è stato un errore, aggiungendo che l'Italia non ha poi tutti questi interessi da difendere in giro per il mondo e che gli Italiani non sono fatti per la guerra.
Come programma di politica estera non c'è male. Basterebbe adottarlo.

Nessun commento:

Posta un commento

Tu cosa ne pensi?